Descrizione
Il volontario che opera nelle Cure Palliative non ha una formazione generica ed opera come membro a pieno titolo di una équipe curante, con un ruolo ben definito, non secondario, da svolgere in collaborazione con gli operatori sanitari professionali.
Perciò chi desidera aderire si deve sottoporre a un programma operativo articolato e studiato, che tenga conto della realtà in cui si inserisce.
Caratteristiche del volontario che opera in cure palliative
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Grande disponibilità all’ascolto e attitudine alla comunicazione empatica
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Capacità di rispettare i tempi, i ritmi, i valori di riferimento, le modalità relazionali, le scelte di vita del paziente e della sua famiglia
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Capacità di relazionarsi con il giusto coinvolgimento emotivo, che mantenga la relazione serena ed equilibrata
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Capacità di operare in un contesto multidisciplinare che comporta il rispetto delle figure professionali operanti nelle strutture
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capacità di mantenere il riserbo su tutte le informazioni di cui entra in possesso operando nella struttura
Compiti del volontario in Hospice
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Accoglienza
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Sostegno morale e pratico al malato e ai familiari in Hospice o al domicilio
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Attività sociali e relazionali
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Attività di giardinaggio e commissioni
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Attività amministrative
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Consegna e montaggio di presidi a domicilio
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Pubblicizzazione dei principi delle cure palliative e della terapia del dolore
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Raccolta fondi
Come si diventa volontario
Il processo per diventare Volontario in Hospice/cure palliative domiciliari si articola in diverse fasi successive:
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Preselezione in base a criteri d’idoneità.
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Formazione Specifica
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Colloquio con lo psicologo dell'Associazione per valutare l'accesso al tirocinio
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Tirocinio
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Valutazione dell'idoneità sul campo
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Ammissione in organico ed assegnazione di mansioni autonome.
1. Preselezione per l’identificazione del volontario idoneo all’assistenza:
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Non dovrebbe aver subito una propria esperienza tumorale ma se così fosse dovrebbe averla risolta positivamente da almeno di un anno per evitare il rischio di reazioni psicologiche negative.
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Non dovrebbe aver subito un lutto in famiglia da meno di un anno, allo scopo di evitare che l’attività intrapresa sotto la spinta emotiva possa indurre in lui l’insorgenza di fenomeni d’identificazione indesiderati, sia per se stesso sia per le persone che dovrà assistere.
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Non dovrebbe svolgere attività di Volontariato in Cure Palliative chi ha un familiare affetto da una malattia inguaribile in fase terminale, non avrebbe il tempo e neanche la serenità necessaria.
2. Corso di Formazione Specifica
L'aspirante volontario deve frequentare un corso di formazione (20 ore di formazione d'aula) che l'Associazione organizza ogni 2 anni. Le lezioni forniranno informazioni circa:
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le nozioni generali sulla malattia inguaribile e sulle Cure Palliative
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la struttura e l'organizzazione di Hospice e Unità di Cure Palliative Domiciliari
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la comunicazione e la relazione d'aiuto con i pazienti e le loro famiglie
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le implicazioni etiche nelle Cure Palliative
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la dimensione spirituale correlata al fine vita e al lutto
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il ruolo del volontario in Hospice e il Codice Deontologico del volontario
La frequenza al corso dei candidati è obbligatoria per l'80% del monte ore.
Il corso è dunque fondamentale per favorire una riflessione sulle condizioni dei malati e delle loro famiglie, sul problema della morte propria e altrui, sul modo di avvicinare i suoi assistiti e di interagire con gli altri membri della équipe curante.
L'aspirante volontario deve conoscere la natura del suo ruolo, le regole di comportamento alle quali dovrà aderire, i mezzi messi a sua disposizione per crescere e rafforzare le motivazioni, affinare le metodologie e le buone prassi per gestire correttamente la sua attività.
3. Collquio con lo psicologo
Il candidato sarà invitato a un colloquio con lo psicologo durante il quale verranno sondate:
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la corrispondenza dell'aspirante volontario alle idoneità della preselezione, e ogni eccezione dovrà essere valutata volta per volta dallo psicologo.
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le motivazioni e le aspettative del candidato relative al suo desidero di operare come volontario in cure palliative.
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la disponibilità di tempo che l'aspirante volontario intende dedicare al volontariato in modo da valutare le attività che possono essere effettuate
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la preferenza dell'aspirante volontario di una tipologia di attività di volontariato da espletare durante il tirocinio in modo da concordare la sua attuazione in base all'organizzazione già in atto.
4. Tirocinio
Il tirocinio è un momento importante della formazione del volontario: il momento del “saper fare”. Il tirocinio ha una durata di alcuni mesi a seconda del monte ore effettuato e delle capacità acquisite dall'apprendista volontario. Durante questa fase il tirocinante è accompagnato da un volontario tutor incaricato di fornirgli gli strumenti per esercitare al meglio la nuova attività.
5. Valutazione dell'idoneità sul campo
Al termine del tirocinio lo psicologo, in base alle opinioni del tutor e all'osservazione fatta dal medesimo durante il tirocinio, valuterà l'idoneità del candidato ad operare come volontario.
6. Ammissione in organico ed assegnazione di mansioni autonome.
Lo psicologo comunicherà la valutazione d'idoneità al candidato. Nel caso l'esito della valutazione sia positivo lo psicologo concorderà con il candidato, in base alle attitudini dimostrate, alle aspirazioni del candidato e alle sue disponibilità di tempo le mansioni da effettuare e l'inserimento nell'organico dei volontari.